Un insegnante d’arte quasi quarantenne riceve una telefonata a tarda sera: l’ospite d’onore del convegno che ha organizzato il suo istituto ha perso il volo, e toccherà a lui sostituirlo la mattina dopo. Gli si spalanca un abisso di panico: come spiegare di fronte a tanti studiosi che cosa differenzia l’artista da una persona comune nell’epoca dei social media? E con così poco margine per preparare l’intervento? L’unica via è intraprendere un viaggio interiore attraverso le immagini, quelle private e quelle del contemporaneo, dalle sue stesse fotografie alle opere che ha più studiato e amato, da Van Gogh a Pollock, da Duchamp a Beuys, dalle pitture delle grotte di Lascaux alle illustrazioni dei libri di Jules Verne. Un percorso esistenziale che si trasforma in una riflessione sui lati oscuri del sistema dell’arte e del lavoro culturale.
Romanzo di formazione, saggio sull’industria della cultura, meditazione estetica, memoir: con Uccidi l’unicorno Gabriele Sassone ci offre un travolgente esordio narrativo. Un racconto in prima persona sul potere delle immagini e sulla macchina infernale che le produce.
Gabriele Sassone (1983) insegna Critical Writing a Naba – Nuova Accademia di Belle Arti. Collabora con Il Foglio e diverse riviste fra cui Antinomie, Camera Austria, Flash Art, Mousse Magazine e Rivista Studio. Nel 2021-22 è scrittore in residenza per Ca’Mon, Centro per l’arte e l’artigianato della montagna, a Monno, in Valle Camonica. Con Uccidi l’unicorno (Il Saggiatore 2020), il suo primo romanzo, è finalista alla VI edizione del Premio Fondazione Megamark e alla XX edizione del Premio Biella Letteratura e Industria, e ha vinto la XXVIII edizione del Premio Letterario Giuseppe Berto.