Esiste una poesia come arte del dialogo universale, come dimostrazione della vita vociferante delle cose e desiderio di ascoltare la parola della natura. Questa poesia è incarnata dall’opera di Yves Bonnefoy e, in particolare, dal suo testamento in versi, Insieme ancora, proposto in questa edizione per la prima volta al pubblico italiano.
Ciascuno dei testi raccolti nella silloge riflette l’esigenza di rivolgersi a qualcosa o a qualcuno: una luce, un amico, una donna amata, un luogo custode di ricordi, il cielo stellato. Ma il dire che il poeta sperimenta non si riduce a una ricostruzione di sensazioni o memorie, non costituisce un mero significato; Bonnefoy rintraccia innanzitutto un suono, un ritmo, una dimensione in cui il senso profondo della sua stessa esistenza, del suo lavoro, divenga armonico e, in accordo con l’universo, si faccia musica. Una musica che, nonostante la mortalità a cui ogni cosa è soggetta, non si estingue e continua ancora a farsi legame e «lascito», come sottolinea Fabio Scotto nell’Introduzione, per le future generazioni dell’umanità.
A cura di Fabio Scotto
Yves Bonnefoy (Tours, 1923 - Parigi, 2016) è stato uno dei massimi poeti del Novecento, autore, oltre che di raccolte liriche – come Quel che fu senza luce. Inizio e fine della neve (Einaudi, 2001), Le assi curve (Mondadori, 2007) e L’ora presente (Mondadori, 2013) –, di numerosi scritti sull’arte e sulla letteratura – tra cui Osservazioni sullo sguardo (Donzelli, 2003), Il digamma (ES, 2015) e Poesia e fotografia (O Barra O, 2015). Nel 2010 è apparso, a cura di Fabio Scotto, il Meridiano L’opera poetica (Mondadori).
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