ISBN 9788842825012 pagine: 224
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Enrico Terrinoni

Oltre abita il silenzio

Tradurre la letteratura

Saggio eretico di teoria della traduzione, avventura donchisciottesca nelle infinite possibilità del linguaggio, atto d’amore per la letteratura di lingua inglese, James Joyce in primis: Oltre abita il silenzio è il distillato alchemico di decenni passati a strettissimo contatto – amicale, amoroso, doveroso – con l’opera del dublinese per eccellenza, che Enrico Terrinoni conosce come pochissimi altri in Italia. Tradurre Joyce significa spingersi dove nessun traduttore si è mai spinto, alle estreme propaggini della parola, dove la lingua corteggia un silenzio che non è afasia, bensì infinita potenza creativa. D’altronde, in inglese, fra word e world non c’è che una lettera di differenza, una lettera per nulla morta; e lì si gioca la partita. 

Da questa esperienza nasce una considerazione che, pur nella sua apparente semplicità, è rivoluzionaria: siamo esseri traducenti, tutto in noi è traduzione. Traduciamo il mondo nella nostra mente e noi stessi nel mondo, traduciamo sentimenti in idee e idee in parole, traduciamo persino, a volte, prigionieri da un carcere all’altro. E se il linguaggio è una gabbia che ci arresta, solo traducendo possiamo forzarne le sbarre ed essere liberi. Ne fuoriesce un’idea nuova della letteratura, la quale corrisponde non a quanto avviene sulla pagina, nel rincorrersi delle parole di inchiostro, bensì all’energia creatrice che si libra, e si libera, dalla pagina per balzare al di là, oltre, dove abita il silenzio. 

Per inseguire questa idea di traduzione e di letteratura, Enrico Terrinoni sublima la forma saggio e ne fa svaporare ogni rigidità: labirintico e rocambolesco, Oltre abita il silenzio richiede una lettura a perdifiato, in caduta libera, come Alice quando capitombola nel mondo del Bianconiglio. Lasciate ogni preconcetto o voi ch’intrate: in queste pagine non c’è rispetto che non sia irriverente. Il lettore che sta al gioco – play, in inglese, è giocare ma anche creare, come dimostrano i plays di William Shakespeare – non troverà più nulla di innocente nell’atto di aprire un libro e iniziare a leggere: un gesto semplice, quotidiano, automatico, eppure magico, potente: un gesto elettrico, un gesto-lampo che – come nel Frankenstein di Mary Shelley – dà vita dove prima non c’era che materia inerte.




«Ogni testo è un’ombra, un riflesso. Come il sangue, scorre, e quando se ne ferma la circolazione, il testo come il corpo morto cade. Allora, nel tradurre bisogna mettere in campo strategie creative, non di emulazione, consapevoli che l’immateriale non sopporta le prigioni della forma.»

Enrico Terrinoni

Enrico Terrinoni è professore ordinario di Letteratura inglese all’Università per stranieri di Perugia. Fra le traduzioni pubblicate, vale la pena di ricordare quelle di James Joyce, Ulisse (Newton Compton, 2012) e, in corso d’opera, Finnegans Wake (Mondadori, 2017; con Fabio Pedone). Per il Saggiatore ha curato l’edizione di Lettere e saggi di James Joyce (2016).

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Il traduttore errante: a volte sbaglia e sempre vaga tra le maglie del testo
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