ISBN 9788842821014 pagine: 222
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Paolo Sortino

Liberal

Una grande villa isolata nel verde toscano spezzato dall’azzurro accecante di una piscina. Intorno, alberi, siepi, ordinati cespugli, un sentiero che conduce al fiume e, poco oltre, in cima a un’altura, le rovine di un teatro romano. Su questa scena di nobile semplicità e quieta grandezza irrompono con rumore stridente di acciaio il regista Teresio e i suoi attori dai corpi perennemente lucidi e sorvegliati, dai sorrisi porcellanati, dagli occhiali scuri che intercettano i raggi del sole di agosto. Devono girare un film nella villa, ma il loro intento programmatico – la loro mission – è più insidioso: mostrare a Sandra, la padrona di casa, la fine della sua epoca e della sua cultura, farla rinascere, battezzarla figlia dell’Oggi. Più i giorni passano, nella casa polverosa, rovente, più le maglie del gioco di Teresio – cui non si può nemmeno riconoscere l’attenuante della spietatezza, non avendo mai saputo cosa sia la pietà – si stringono intorno a Sandra, vittima delle angherie spesso inconsapevoli degli attori, figuranti di una messinscena che si sostituisce gradualmente alla realtà, deformata dall’onnipresente obiettivo di Teresio, che registra ogni cosa, e ogni cosa racconta registrandola: il mondo, senza un supporto digitale, non esiste. In questo meccanismo apparentemente infallibile, però, qualcosa si inceppa: la vita scarta, oppone una resistenza liquida e imprendibile ai tentativi del gruppo di ridurla ai minimi termini. E l’unico esito possibile è il disastro. Plastica trasparente, metallo abbagliante, la velocità dirompente dei proiettili e l’amniotica inevitabilità delle cellule: l’estetica di Teresio e dei suoi attori, cioè la loro etica, poggia su queste fondamenta, e su queste Paolo Sortino – fra gli scrittori italiani con temporanei più significativi e riconoscibili – costruisce una struttura romanzesca che l’unità di luogo e tempo propria della tragedia classica trasforma in una trappola asfissiante: prigioniero nella villa insieme a Sandra e allo stesso tempo complice riluttante dei suoi aguzzini, il lettore trattiene il fiato, in attesa – come dopo un tuffo – della boccata d’aria che libera i polmoni. Ma è una liberazione impossibile: nel mondo sottovuoto di Teresio e dei suoi giovani liberal non c’è aria.

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