ISBN 9788842823155 pagine: 170
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Giacomo Debenedetti

Il personaggio uomo

Atto costitutivo di una nuova fenomenologia critica e, insieme, testamento intellettuale, Il personaggio‑uomo di Giacomo Debenedetti è il centro di un assedio sfiancante, il luogo di un interrogatorio infinito al quale sono convocati, senza possibilità di appello, gli scrittori, i musicisti e i registi della prima metà del Novecento che hanno dato vita ai personaggi più enigmatici del loro tempo. Non più figure grigie e bidimensionali costrette alla palette de couleur del verismo e del naturalismo, i personaggi dell’arte novecentesca erompono dalle pagine e dalle tele, dagli schermi e dalle partiture come una fiamma indomabile di pulsioni di morte: sono ritratti baconiani, sanguinanti di bile e di colore; troppo nudi, troppo somiglianti alla vita, e per questo incompresi e temuti dai loro contemporanei. Fil rouge sfrangiato che pi. non si riavvolge, orfano vilipeso e sfigurato, il personaggio‑uomo di Debenedetti, nel segno dell’antecedente baudelairiano dell’Albatros o del Makar di Dostoevskij, incarna un principio universale di sconcezza e innocenza. Come uno spettro si aggira, irrisolto, nell’arte di questo tempo: è Vitangelo Moscarda, che si scopre uno, nessuno e centomila; è Zeno Cosini che incassa il «cazzotto cieco e sconcertante» della vita; è Proust davanti al cespo di rose del Bengala, in attesa che queste si lascino sfuggire un segreto; è Remigio nel Podere di Tozzi, incapace di difendere la «roba»; è l’Ulisse di Joyce, e il suo naufragio nelle strade di Dublino; è la «melodia stanca» di Puccini e la mela in putrescenza di Cézanne. Per il critico, è soprattutto il romanzo a dare corpo – attraverso i suoi caratteri – al «caos» novecentesco, cifrato nella sua investitura etimologica di «fenditura», di velo che inaspettatamente si solleva e lascia scorgere, per un momento o per sempre, il volto deforme e meduseo del Fato: quello strappo nel cielo di carta pirandelliano, di fronte al quale si può soltanto pronunciare la maledizione. È proprio il personaggio – il personaggio drammaticamente umano, l’antipersonaggio, il personaggio‑uomo – a tenere in mano la chiave d’accesso a questa nuova, scompaginata realtà, e solo in un rapporto complice o litigioso con lui, purché profondo, il lettore può cogliere la verità di un libro, di una storia, di una vita. Ma se provi a interrogarlo, il personaggio‑uomo risponderà sempre con il suo motto araldico: «Si tratta anche di te». È un’ombra che capovolge la domanda e chiede ragione della propria disgrazia, ricordandoci che anche noi siamo fatti della stessa sostanza, e destinati alla medesima rovina. Così, nel secolo del trinceramento, della relatività, del complesso d’Edipo e della morte di Dio, l’uomo, e il suo «alter‑ego che ci viene incontro dai romanzi», è di nuovo chiamato, come nella tragedia antica di un Prometeo o di un’Antigone, a lasciarsi sopraffare da un destino più grande, una sorte prefissata e avvolgente che porta alla disfatta e all’autodistruzione. Nell’arte come nella vita, a poco valgono le ribellioni, le strategie, gli oroscopi benaugurosi: l’uomo in rivolta assume le sembianze di uno scarafaggio kafkiano che, dorso a terra, agita invano le zampe contro il cielo. Una vocazione inesorabile guida allora il critico in questo passaggio metafisico, questo inabissamento letterario: rifare in eterno i passi di Orfeo, scendere tra le ombre dell’arte per tentare ogni volta di recuperare qualcosa. Ancora più nel profondo: per decifrare la vita.

Giacomo Debenedetti

Giacomo Debenedetti è nato a Biella nel 1901, e morto a Roma nel 1967. È stato uno dei maggiori critici letterari del Novecento, e ha insegnato Letteratura italiana all’Università di Messina e alla Sapienza Università di Roma. Collaboratore di Alberto Mondadori, ha contribuito alla nascita della casa editrice il Saggiatore, della quale è stato direttore editoriale, e ha ideato la collana «Biblioteca delle Silerchie». Tra i suoi saggi ricordiamo Il romanzo del Novecento (1971), Poesia italiana del Novecento (1974), Verga e il naturalismo (1976), Personaggi e destino. La metamorfosi del romanzo contemporaneo (1977), Pascoli, la rivoluzione consapevole (1979), Rileggere Proust (1982) e Quaderni di Montaigne (1986).

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Rassegna stampa

Che cos'è un critico letterario secondo Giacomo Debenedetti
Nuovi Argomenti
01 settembre 2017
Debenedetti e gli abissi del moderno
il Foglio
12 aprile 2017
Il critico personaggio letterario
il Sole 24 ore
02 aprile 2017
I saggi per riscoprire Debenedetti, il principe dei critici
il Giornale
22 marzo 2017
Il valore profondo del mestiere di critico
la Repubblica
19 marzo 2017
Incontro con l'alter-ego, critica come tragedia
il manifesto
05 marzo 2017
Quale spazio rimane per la cultura militante?
Avvenire
31 gennaio 2017
«Debenedetti, così era mio padre»
il Mattino
21 gennaio 2017
Giacomo Debenedetti, l'arte del saggio letterario
La Stampa
20 gennaio 2017
Giacomo Debenedetti e la nostalgia del personaggio
Corriere della Sera
20 gennaio 2017
Debenedetti, la critica come «espugnazione»
Avvenire
19 gennaio 2017

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