Pubblicato in Italia nel 1967 a soli tre anni dall’edizione americana, Gli strumenti del comunicare non ha mai smesso di essere citato, amato, studiato, male interpretato – come mostra ironicamente Woody Allen in una celeberrima scena di Io e Annie –, ma soprattutto letto. Il suo autore, l’allora pressoché sconosciuto Herbert Marshall McLuhan, scriveva nell’Introduzione: «Il settantacinque per cento di questo libro è materia nuova». A questa materia nuova appartenevano intuizioni come «il medium è il messaggio», «villaggio globale», «rivoluzione elettronica» e «media caldi e media freddi», destinate a entrare nel linguaggio comune. Inclassificabile, irriducibile a una categoria del pensiero o della scienza – semiotica, sociologia, teoria dei media – come a una corrente (per esempio quella del determinismo tecnologico), questo libro offre tuttora uno dei modelli più significativi di interpretazione della comunicazione come aspetto specifico della vita umana. McLuhan propone una sfida continua al lettore mostrando come i media – dall’alfabeto fonetico alla stampa, dal telegrafo alla radio, dall’abbigliamento alla tv, al denaro – siano metafore che veicolano e insieme trasformano. E trasformano tutto ciò che toccano: il messaggio, ma anche le realtà umane, individuali e collettive. Naturalmente internet non poteva essere nemmeno immaginato da McLuhan, eppure fu preconizzato. Il Saggiatore riporta in libreria Gli strumenti del comunicare, un’opera che ha già conquistato l’aura della «classicità», uno di quei testi che, come scrive Peppino Ortoleva nella Prefazione, «si prestano alla rifl essione e all’uso ancora di diverse generazioni, testi pronti a essere presi o riposti nello scaffale a seconda del momento, ma senza i quali ci considereremmo più poveri».
Marshall McLuhan (Edmonton 1911-Toronto 1980) è stato uno dei più influenti e profetici critici della civiltà contemporanea. Con i suoi saggi ha rinnovato radicalmente lo studio dei mezzi di comunicazione ed è stato uno dei primi a includere la tecnica della comunicazione e la tecnologia tra gli oggetti di un sapere umanistico. Tra le sue opere ricordiamo La sposa meccanica (1951), La galassia Gutenberg (1962), Il medium è il massaggio (1967), Dal cliché all’archetipo (1970).
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